Entro il 2050 l’innalzamento del mare inonderà la maggior parte delle città costiere
Il riscaldamento globale e l’innalzamento del livello del mare sono senza alcun dubbio tra le problematiche ambientali più discusse degli ultimi mesi, tornate prepotentemente sotto i riflettori globali con le recenti iniziative legate al Friday for Future di Greta Thunberg. E così anche i più importanti studi di architettura del mondo iniziano a mettere le mani avanti, immaginando nuove soluzioni abitative pensate per galleggiare al di sopra delle acque.
Secondo alcuni studi, entro il 2050 l’innalzamento del mare sarà tale da inondare la maggior parte delle città costiere dell’intero pianeta. Un tema molto caro all’imprenditore Mark Collins Chen che nel 2007 divenne ministro del turismo nella sua nativa Polinesia francese. Indagando per scoprire se l’innalzamento del livello del mare fosse una minaccia per il gruppo di 118 isole, apprese che un terzo di tutte le isole della Polinesia francese sarebbero state sommerse tra il 2035 e il 2050. Nel 2018 Chen fondò la società Oceanix con l’intento di costruire un’infrastruttura urbana in grado di ospitare le persone colpite da questo fenomeno naturale. In questo contesto di ricerca viene interpellato anche lo studio di Bjarke Ingels.
Il progetto per la realizzazione della prima comunità galleggiante resiliente e sostenibile è stato proposto come parte della New Urban Agenda del UN-Habitat grazie alla collaborazione tra la società Oceanix, il MIT Center for Ocean Engineering, BIG e altri partner.
Si tratta di una città composta isolette esagonali unite tra loro in gruppi da 6, che possono dare vita a un villaggio pronto ad ospitare fino a 1.650 residenti. Il tutto, inoltre, può essere poi inglobato all’interno di un vero e proprio arcipelago, per arrivare a un aggregato galleggiante di 10 mila residenti. Ogni singolo modulo sarebbe ovviamente costruito sulla terra e poi portato in mare, per essere ancorato al fondale. Le strutture saranno progettate per resistere a inondazioni, tsunami e uragani, grazie al rivestimento realizzata in biorock. Il materiale autoriparante può resistere a condizioni atmosferiche avverse: è tre volte più duro del calcestruzzo, ma può galleggiare.
Tutta la filosofia di salvaguardia dell’ambiente porta anche la necessità di utilizzare uno stile di vita adeguato all’interno di Oceanix. Tali comportamenti consistono nel non utilizzo di automobili o camion, ma sarà prediletto un mezzo di trasporto che non comporti emissioni, come per esempio l’utilizzo di macchinari elettrici, o l’uso dei droni per la consegna della posta o ancora un’agricoltura oceanica, che vede la creazione di alimenti sotto la superficie dell’acqua.
Una visione estremamente curiosa, ma difficile da realizzare. La difficoltà non sta tanto nel progettare tale città galleggiante, ma più che altro nel renderla visibile in modo positivo anche agli altri. Vi è la necessità di far capire anche agli “haters” che si possono davvero costruire delle “oasi felici” che non danneggieranno ulteriormente l’ambiente. Insomma staremo a vedere cosa ci rivelerà il futuro.