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L’Università Luigi Vanvitelli crede nella seconda generazione di chatbot
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Foto: Ufficio Stampa
Come spiega Gianfranco Fedele, co-founder e CTO di Laila, l’assegno finanzierà una ricerca sul Natural Language Processing, che servirà a produrre nuove tecnologie inedite. Si tratta di studi riguardanti sistemi utili per la comprensione del linguaggio naturale, ovvero strumenti che aiutano Laila a comprendere intento, sentiment e stato d’animo di chi sta dialogando e guidare la conversazione verso una più completa soddisfazione dell’utente.
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Foto: Ufficio stampa
Da questa collaborazione sono nate tre differenti strumenti di Machine Learning e di Reti Neurali Artificiali, che sono il cuore del funzionamento del chatbot. Come afferma Carmine Pappagallo, Ceo e Co-founder, l’obiettivo è avviare una terza via degli agenti conversazionali, perché la prima è quella creata dai chatbot, basati su semplici domande e risposte pre-caricate, la seconda via è quella degli agenti conversazionali come, ad esempio, Siri, Cortana o Alexa, ed infine c’è Laila che si affermerebbe come un chatbot di seconda generazione, potenzialmente in grado di comprendere il linguaggio naturale in maniera fluida su diversi intent e argomenti.
Laila ha la facoltà di crescere da sola, si alimenta giornalmente dei nuovi intent creati, ingloba risposte e know-how e lo mette a disposizione di tutta la comunità di persone che utilizzano Laila. Dovrà diventare uno strumento autonomo e per questo motivo il team Mazer sta lavorando sulla personalizzazione autonoma.