Tante possibili applicazioni e nuovi servizi da tecnologie e dati satellitari in settori tradizionali
L’Osservatorio Space Economy del PoliMi ha messo in risalto come La Space Economy -la catena del valore che genera prodotti e servizi innovativi partendo da infrastrutture spaziali e tecnologie digitali – non è più solo frontiera dell’innovazione tecnologica, ma anche dell’innovazione di business, con importanti opportunità per imprese. Le imprese che fanno parte dell’ecosistema dello spazio hanno appena iniziato a coglierne il potenziale.
A livello globale gli investimenti governativi nella space economy sono pari a circa 90 miliardi di dollari, di cui poco meno della metà negli Stati Uniti. In Italia gli investimenti sono molto inferiori anche se lo spazio è al centro della strategia del Paese. L’italia è, infatti, uno dei sette paesi ad avere un’agenzia spaziale con un bilancio superiore al miliardo, è quinta al mondo e seconda in Europa per spesa in space economy ed è il terzo contribuente dell’Agenzia Spaziale Europea nel 2020 con 665,8 milioni di euro. Per spingerne ulteriormente lo sviluppo il governo ha varato il Piano Strategico Nazionale Space Economy, del valore di 4,7 miliardi di euro.
Paolo Trucco e Franco Bernelli Zazzera, responsabili scientifici dell’osservatorio Space Economy hanno affermato: “Un numero sempre maggiore e diversificato di attori guarda alla Space Economy con crescente interesse per l’impatto che può avere su svariati settori”. L’unione fra le tecnologie spaziali e digitali produrrà trasformazioni radicali a livello industriale e portando alla nascita di nuove imprese e all’ingresso di nuovi attori tradizionalmente non legati all’industria dello spazio.
Space economy: i dati raccolti
Si conoscono i budget governativi dedicati allo spazio, ma stimare le dimensioni della Space Economy a livello globale è complesso perché gli studi condotti finora sono limitati. Secondo la Satellite Industry Association, i ricavi generati nel 2019 dalla Space Economy sono pari a circa 366 miliardi di dollari, di cui il 74% è riconducibile all’industria satellitare. Quasi il 34% del totale è riconducibile all’erogazione dei servizi satellitari di telecomunicazione, navigazione e osservazione della Terra. Il 36% è legato ai prodotti relativi all’equipaggiamento a Terra per la gestione e l’erogazione dei servizi satellitari, come infrastrutture di rete a Terra o sensori e antenne. Il 26% è invece relativo ai ricavi generati dall’industria non satellitare e comprende principalmente il valore generato dagli investimenti finanziati con budget governativi.
La Space Economy è in grado di abilitare nuove applicazioni e servizi innovativi sia fra gli operatori della tradizionale industria spaziale sia fra i fornitori di servizi digitali basati su tecnologie spaziali. Per gli operatori dell’industria spaziale una delle principali evoluzioni è la maggiore accessibilità dello spazio. Mentre tra i fornitori di servizi digitali basati su tecnologie spaziali rientrano i servizi di space-based che usano dati satellitari rielaborati con tecnologie digitali. Le immagini satellitari sono utili anche per monitorare le reti di distribuzione energetica collocate in zone poco accessibili per prevenire eventuali danni.
Fra le tecnologie più diffuse figurano quelle per il monitoraggio di aree del pianeta da satellite, basate su sensori SAR -Radar ad Apertura Sintetiche- utilizzabili anche in condizioni di scarsa luminosità. In Europa circa un centinaio di aziende si occupano di data processing e sfruttamento dei dati satellitari, concentrate prevalentemente in Regno Unito e Francia. Per il futuro l’osservatorio ha individuato i principali trend della Space Economy del futuro: il primo è il progressivo abbassamento dei costi per le aziende spaziali, seguito dalla sostenibilità e dalla connettività e disponibilità di dati. Per cogliere le opportunità di questi trend è necessaria però, una regolamentazione favorevole all’innovazione che consenta alla filiera nazionale di oeprare in condizione di vantaggio e di attrarre capitali.
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