Agricoltura motore della sostenibilità secondo gli italiani
Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, e l’Enpaia, Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura, hanno realizzato uno studio che ha portato ad un aggiornamento dell’Osservatorio sul mondo agricolo. Tema obbligato di questi tempi: L’agricoltura nella seconda ondata pandemica, tra resistenza e rilancio. L’obiettivo era valutare e delineare l’impatto della pandemia sulla filiera agricola nazionale, la sua relativa tenuta e capire l’opinione dei cittadini al riguardo. Ma vedere anche come sono cambiati gli orientamenti dei cittadini verso il cibo, il suo consumo e le abitudini all’acquisto.
A livello macroscopico è emerso come con la netta caduta delle disponibilità economiche, insieme alle limitazioni imposte agli spostamenti ed il timore diffuso del futuro, siano aumentati la spesa alimentare domestica e gli acquisti nei negozi di vicinato. Ma nel frattempo gli italiani hanno misurato e adottato anche criteri funzionali per mettere in tavola cibo sano e sostenibile, in qualche modo rivalutandone il ruolo non solo sugli aspetti alimentari, ma anche verso gli aspetti legati al benessere. Lo studio Censis mostra l’apprezzamento degli italiani per l’agricoltura. Secondo l’indagine per il 90% degli italiani l’agricoltura è il motore della sostenibilità. Così come viene rinnovata la centralità sociale del cibo: per il 47,4% degli italiani è stato un formidabile alleato per il proprio benessere psico-fisico, ed è forse per questo che il 93,7% degli italiani si è dichiarato favorevole a dare aiuti alle imprese agricole che investono in sostenibilità.
Agricoltura e coronavirus: l’importanza della sostenibilità per gli italiani
Dunque l’agricoltura come motore per la sostenibilità ambientale e delle comunità per il 95,5% degli italiani, valori che hanno la priorità assoluta per il prossimo futuro, tanto che per il 90,6% degli italiani l’agricoltura ne è già oggi il motore e per il 60% ha dato sinora un contributo importante nella lotta al cambiamento climatico. Inoltre, secondo il 93% degli intervistati essa è decisiva per le aree rurali. Del resto, attualmente l’agricoltura consente agli italiani di mangiare in modo sostenibile con prodotti nutrienti e salutari, non trattati con pesticidi, di origine locale, dal prezzo per tutti accessibile, realizzati con metodi e tecniche a basso impatto ambientale. Agricoltura e sostenibilità sono quindi strettamente legate e per gli italiani gli agricoltori sono il soggetto che più di tutti rende sostenibile il nostro sistema di produzione alimentare, più di industria alimentare, governo nazionale, amministrazioni regionali e istituzioni europee.
Si può quindi dire che l’emergenza ha fatto emergere chiaramente il ruolo dell’agricoltura italiana e soprattutto il pensiero dei cittadini al riguardo con il ruolo centrale del cibo, ma anche di chi lo produce. Durante la pandemia da Covid-19 si è rinnovata la centralità sociale del cibo come dimostrano alcuni altri dati emersi dalla ricerca Censis. L’aumento della spesa alimentare domestica è aumentata del +2,3% reale con il decollo verticale di alcuni prodotti tipici del consumare pasti nell’ambito domestico: +12% della pasta, +16% del riso e poi +16,2% della birra, +9,3% dei vini, +11,1% della frutta, +12,2% degli ortaggi. Rivalutato anche il ruolo e la funzione dei negozi di vicinato con il boom degli acquisti presso i negozi tradizionali di prossimità, che hanno avuto un incremento del 31% delle vendite.
Ma mangiare bene vuol dire anche cibo “sano e sostenibile” stando ai criteri con cui gli italiani si sono espressi sulla scelta degli alimenti ed i valori che il cibo deve rispettare e, quindi, i requisiti di produzione e distribuzione a cui devono attenersi i soggetti della filiera. La massima attenzione nella spesa alimentare è stata data alla sicurezza degli alimenti (58%), poi alla tracciabilità per verificarne la provenienza, al gusto, ai contenuti nutrizionali e, solo dopo, al costo. Dunque criteri dei selezione molto qualificati da parte del consumatore italiano: cibo sicuro, dalla etichettatura chiara e trasparente, sostenibile, buono, salutare e, anche conveniente. Di fatto, per il 47,4% degli italiani il cibo è stato un formidabile alleato per garantire il proprio benessere psicofisico.
Agricoltura e coronavirus: le risorse fondamentali
Per la somma di queste ragioni gli italiani chiedono lo stanziamento di maggiori risorse all’agricoltura sostenibile. La seconda ondata di Covid-19 rende i ristori statali vitali per tante imprese, nel post-pandemia gli italiani vogliono più finanziamenti per le imprese che fanno meglio delle altre. Così, il 93,7% degli italiani si è dichiarato favorevole a dare aiuti alle imprese agricole che investono in sostenibilità, ambientale e sociale. Il 92,3% riterrebbe giusto ridurre le tasse alle imprese per favorire gli investimenti in economia verde e circolare.
Ma se l’agricoltura ha tenuto meglio di industria e servizi, per contro, sui consumi alimentari, e non poteva essere altrimenti viste le limitazioni agli spostamenti e il massivo ricorso allo “smart working”, si è assistito ad un tracollo della ristorazione: -40%: questa è la stima di perdita di fatturato della ristorazione a fine anno. Una crisi epocale che non finirà automaticamente quando il virus sarà sconfitto, poiché ben 15,4 milioni di italiani hanno dichiarato che non torneranno a mangiare fuori casa con la stessa frequenza ante pandemia, almeno non subito.
E questa propensione ai consumi, vista in prospettiva futura, rappresenta un problema anche per il mondo agricolo. La crisi della ristorazione minaccia indirettamente anche l’agricoltura. Carenza di manodopera a causa delle restrizioni, taglio dei fatturati per il calo di vendite dei settori collegati, crisi degli agriturismi, necessità di rivedere gli aspetti logistici e di fornitura: ecco solo alcuni dei moltiplicatori degli effetti economici sul mondo agricolo. Dai dati emerge che nel primo semestre 2020 il valore aggiunto è sceso del -3,8% reale rispetto al 2019, mentre si registra -18,9% per l’industria e -10% per i servizi. Nel secondo trimestre 2020 in agricoltura si ha -8% di rapporti di lavoro attivati rispetto al 2019, sul totale dell’economia invece il calo è stato del -44,5%. Dunque l’agricoltura ha tenuto con fatica e non senza grandi sforzi e problemi legati all’occupazione e alla logistica, il futuro sarà da ripensare ma con la consapevolezza di avere riconquistato la fiducia degli italiani.
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Ildebrando Bonacini