Un’intervista racconta l’esperienza innovativa nell’allevamento di suini di qualità
Piggly. Un marchio commerciale dietro cui vi è un bell’esempio di insediamento zootecnico moderno, funzionale, all’avanguardia, rispettoso dell’ambiente e del benessere animale e, perché no, anche ordinato e bello da un punto di vista estetico. Una iniziativa imprenditoriale importante sorta tra le provincie di Verona e Mantova. Nel veronese, a Grezzana, in collina a 700 metri di altezza una scrofaia e a Pegognaga, Mantova, terra in cui l’allevamento dei suini è di casa, l’ingrasso. In effetti Piggly, traducibile con “Suinamente” non tradisce la tradizione del luogo. Vi si allevano suini rispettando il disciplinare dei Consorzi di tutela del prosciutto di Parma e del San Daniele. Quest’ultimo prodotto è l’oggetto principale dell’allevamento e lo sbocco è il mercato Statunitense. Ma è come si arriva a quel tipo di prodotto e, a come si allevano i suini, totalmente “Antibiotic free” e all’insegna de “Animal welfare”, che fa la differenza, oltre ad un altro indirizzo produttivo che non è secondario: la produzione di energia tramite impianti fotovoltaici installati sul tetto dei capannoni dell’allevamento ed un impianto di biogas. In totale oltre 150 ettari coltivati e 12 dipendenti per un’azienda basata sull’economia circolare.
Il fautore di questa iniziativa è Sergio Visini, bresciano, 51 anni, laurea in economia e commercio, amministratore delegato e presidente di Birla società agricola S.r.l. Agricoltore da sempre, con un passato da allevatore di vacche da latte che, con altri due soci, ha fondato l’azienda ed il marchio commerciale “Piggly”. Tre soci di larghe vedute: Carmo società agricola S.r.l. il cui socio di maggioranza, Francesco Manenti che, oltre a fare l’agricoltore e allevatore, si occupa anche di attrezzature e tecnologie per la suinicoltura con la società Gong S.r.l., l’altro socio è Kipre Holding S.p.a. che è un prosciuttificio che detiene il marchio “Principe di San Daniele”. Dalla composizione societaria si capisce come Piggly sia una struttura che raggruppa una intera filiera. Visini detiene il 60% delle quote e gli altri due il 20% ciascuno.
Dr. Visini, come nasce l’idea di Piggly?
L’idea nasce nel 2010 dalla mia esperienza di agricoltore e di allevatore di vacche da latte, quindi da addetto ai lavori, anche se non specifico del comparto suinicolo. Ero stato colpito dal fatto che in suinicoltura si ragiona per “gruppi” sia in termini di attenzione che di cure, mentre nella vacca da latte si ragiona e si valuta il singolo capo. E questo mi ha fatto scattare l’idea di investire su di un allevamento basato su criteri innovativi, per quel tempo, e che ora sono perseguiti comunemente: “Animal welfare” ed “Antibiotic free”, i due must aziendali. L’idea di lavorare per la realizzazione di un allevamento innovativo basato sul benessere animale vero, tangibile e sull’assenza di utilizzo di antibiotici dalla nascita si è trasformata in progetto la cui realizzazione è terminata nel 2017. Scelta che, a soli quattro anni di distanza, si è rilevata vincente.
E il passaggio dalla progettazione alla sua realizzazione?
Il percorso è stato lungo ma l’obbiettivo era molto chiaro e questo ha generato una serie di scelte che sono risultate quelle giuste. Abbiamo innanzi tutto cercato due siti separati per la scrofaia e per l’ingrasso. Fisicamente distanti ma ben posizionati per questioni organizzative e soprattutto di sicurezza sanitaria. Nel veronese, in collina verso i monti Lessini, a 700 metri di altezza in un luogo isolato dal punto di vista degli insediamenti zootecnici, abbiamo rilevato un vecchio allevamento che è stato allestito a scrofaia. Così come è stato rilevato un vecchio allevamento a Pegognaga, oltre Po mantovano, completamente ricostruito.
Un allevamento basato sul benessere animale e senza l’uso di antibiotici, dal punto di vista delle costruzioni dell’allevamento, ha comportato delle soluzioni particolari?
L’adozione di canoni costruttivi innovativi è stato indispensabile per conseguire i nostri obiettivi. Con una tipologia di allevamento tradizionale penso che sarebbe stato impossibile. I lavori per la realizzazione delle nuove stalle sono stati affidati ad un architetto. Abbiamo così realizzato una serie di strutture estremamente funzionali, con ampi spazi a disposizione dei suini e molto alti che vengono arieggiati esclusivamente con ventilazione naturale. Lo svezzamento su paglia è fondamentale: al suolo abbiamo una lettiera di paglia che provvediamo a sostituire all’incirca una volta alla settimana. Soluzioni che consentono ai suini di stare comodi, in ampi spazi, di potere grufolare, di godere di una ottima ventilazione e di luce naturale. Ci avvaliamo molto della tecnologia moderna ma non ne siamo schiavi. La usiamo per cercare le soluzioni più semplici.
L’attenzione all’ambiente è stata rivolta anche alla produzione di energia rinnovabile. Ce ne illustra i contenuti?
Abbiamo realizzato strutture per la produzione di biogas con un impianto da 637 kW che alimentiamo con il liquame e il letame che produciamo in stalla e raccogliendone altro da allevamenti bovini dei dintorni. Con questo impianto otteniamo un ottimo digestato che utilizziamo come concime ed ammendante nei campi. Inoltre disponiamo di impianti fotovoltaici per un totale di 2,2 MW. Produciamo più energia di quella che serve per la gestione aziendale, quella che non usiamo la immettiamo in rete. Anche grazie a queste tecnologie integrate credo di poter dire che siamo diventati il primo allevamento di suini “Antibiotic free”, ecosostenibile e ad economia circolare.
Benissimo l’attenzione all’ambiente, ma la parte economica come risponde agli investimenti fatti che presumo siano notevoli?
Si l’investimento è stato importante. Ma la visione avuta dieci anni fa di un allevamento di suini ecosostenibile, e ripeto, siamo diventati il primo in Italia con queste caratteristiche, sta rispondendo bene anche dal punto di vista economico. Tra svezzamento e ingrasso nel sito di Pegognaga transitano circa 18.000 suini l’anno. Grazie alle scelte fatte e a piani vaccinali mirati, abbiamo una bassa mortalità e contenute spese veterinarie. I canali commerciali che abbiamo sviluppato ci consentono un buon margine e di fatto alleviamo i suini sul venduto. Oggi lavoriamo in soccida ed il nostro giro di affari annuo è di 3,5 milioni di euro. Ma se dovessimo decidere di operare sul mercato libero raggiungeremmo tranquillamente gli otto milioni senza alcuna preoccupazione di collocazione del prodotto.
Piggly ha già ricevuto diversi riconoscimenti, anche a livello internazionale. Nel 2018 abbiamo ha avuto la visita di una folta delegazione di tecnici europei nel settore dell’allevamento suinicolo: il Gruppo EU-PiG che, con finanziamenti Horizon 2020, si occupa di trovare le migliori soluzioni innovative per gli allevatori. Dopo la loro visita ci hanno scritto facendoci un sacco di complimenti.
Ildebrando Bonacini