
L’analisi di Boston Consulting Group insieme a Donne Leader in Sanità fotografa una situazione in chiaroscuro: solo il 45% degli operatori sanitari utilizza strumenti di GenAI almeno una volta a settimana, nonostante il potenziale di automatizzare fino al 70% delle attività amministrative. In un settore a prevalente presenza femminile, la sfida è duplice: liberare tempo per le cure e garantire che le professioniste possano guidare il cambiamento.
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GenAI e sanità: opportunità concrete
Secondo lo studio, entro il 2027 la GenAI coprirà il 30% del mercato AI, con una crescita media annua dell’85% nel comparto sanitario. Applicazioni come la sintesi dei documenti clinici, la programmazione delle risorse e il supporto alla ricerca farmaceutica promettono di ridurre burocrazia e carenze di personale. Ma senza formazione e strumenti accessibili, l’adozione rischia di restare parziale.
Il ruolo delle donne nella trasformazione
Con il 74% della forza lavoro femminile, la sanità italiana non può permettersi una “doppia penalizzazione”: essere più esposta all’automazione ma meno supportata nei percorsi di upskilling. La leadership femminile diventa quindi decisiva non solo per adottare la tecnologia, ma anche per presidiare temi etici e contrastare i bias di genere che i modelli di GenAI possono replicare.
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Da sperimentazioni a pratica quotidiana
Lo studio propone dieci leve d’azione: dal recruiting inclusivo ai programmi di mentoring, fino a servizi AI integrati nei processi clinici e amministrativi. La collaborazione tra aziende sanitarie, università e imprese sarà determinante per trasformare i progetti pilota in standard operativi, mettendo le professioniste nelle condizioni di guidare un’adozione responsabile.
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