Come la tecnologia digitale è tempo di Smart farming
L’agricoltura si evolve e utilizza in modo intelligente le nuove tecnologie legate alla digitalizzazione. Siamo passati in tempi rapidi dalla meccanizzazione di massa alla “Precision farming” e ora alla “Smart farming” grazie all’utilizzo prima dei Big data e ora degli Smart data. Sono coinvolti tutti i comparti agricoli: le grandi colture come i principali cereali, grano, orzo, mais, la zootecnia con gli allevamenti di bovini e suini, la frutticoltura e l’orticoltura ma anche i processi della loro trasformazione e della logistica che consente di portare il cibo fino alle nostre tavole.
Il Politecnico di Milano, una delle eccellenze delle Università italiane a stretto contatto con il mondo delle imprese, da tempo ha attivato una serie di Osservatori per l’analisi e lo studio degli sviluppi nei principali settori economici: uno particolarmente interessante riguarda la produzione, la trasformazione e la catena di distribuzione del cibo. È nato così l’Osservatorio Smart Agrifood che ha celebrato in streaming il quinto anno della sua attività presentando lo stato dell’arte delle innovazioni in questa filiera che appare, nonostante quello che si possa pensare, come una delle più innovative e all’avanguardia.
Osservatorio Smart Agrifood: la nuova agricoltura digitale
Un solo dato dà la misura dell’importanza e dello sviluppo di questo settore in agricoltura: una crescita costante che in termini economici ha raggiunto i 540 milioni di euro nel 2020, e questo nonostante l’anno pandemico, e con un incremento consistente rispetto al 2019. L’elemento più significativo che si è potuto trarre da questa giornata è che è in atto un’ulteriore e silente trasformazione dell’agricoltura: da quella di precisione a quella digitalizzata. Una ulteriore rivoluzione verde. E come è stato spiegato in molti degli interventi succedutisi non è una cosa di poco conto. Sono gli stessi imprenditori agricoli che lo richiedono.
Si passa da strumenti più o meno semplici per la rilevazione e la raccolta di dati da applicare a macchine agricole tradizionali come i trattori e altre macchine operatrici che permettono in sequenza operazioni a rateo variabile in diverse operazioni di campagna, come semina, fertilizzazione, distribuzione di agro farmaci, e irrigazione a sistemi sempre più complessi che tendono a fare dialogare le varie fonti di informazioni presenti nelle aziende agricole tra di loro per arrivare ad una gestione integrata dei dati.
Filippo Renga, che è stato un po’ il creatore dell’Osservatorio Smart Agrifood ha ricordato come questa quinta edizione abbia visto come protagonista il dato aziendale come nuovo fattore della produttività aziendale che, opportunamente raccolto e gestito, diventa una informazione che a sua volta messa in comunicazione con altre informazioni diventa un supporto alla migliore gestione della azienda agricola intesa come sistema integrato in grado di aiutare e prendere le migliori decisioni nelle diverse fasi produttive finalizzate sia al contenimento dei costi che ad un miglioramento delle rese.
In foto Filippo RengaNon solo. Da quello che si è potuto percepire questo comparto dei fattori di produzione apre possibilità praticamente infinite di nuove applicazioni. Si va dalla sicurezza alimentare con la tracciabilità di filiera garantita dalla blockchain, ad esempio applicato ad una latteria, al decentramento di alcune fasi della trasformazione in campo come dimostrato da una impresa che opera sul pomodoro. Un altro ruolo decisamente interessante ed innovativo è quello certamente della certificazione della qualità delle produzioni ma anche delle possibilità della interazione e della messa in comunicazione dei produttori e dei consumatori.
Le testimonianze di numerosi imprenditori della filiera dell’agrifood hanno impreziosito l’evento con concrete di iniziative a supporto alla gestione integrata di grosse e diverse aziende agricole di livello transnazionale di centinaia di ettari, ma anche di cooperative di piccoli produttori agricoli del sud con una superficie media aziendale di due ettari. Il tutto finalizzato ad un allargamento della base di dati che consente economia di scala ed aumento della competitività dei produttori agricoli. Il futuro è aperto sull’agrifood, senza passare per il cibo sintetico, ma aumentando la sostenibilità e la tracciabilità delle produzioni di quello tradizionale e di qualità. Uno degli asset fondamentali dell’economia del nostro paese.
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Ildebrando Bonacini