I consigli di Methodos per ripartire basandosi sull’antifragilità
Durante il blocco totale causato dalla pandemia globale, gli italiani hanno adottato il lavoro a distanza come misura forzata ma, nonostante le difficoltà, il 60% non vuole più tornare indietro. La società di consulenza Methodos propone 5 consigli per volgere in positivo un cambiamento epocale e ripartire con organizzazioni basate sul concetto di antifragilità. La pandemia di Coronavirus ha cambiato per sempre il modo di lavorare. È con questa certezza che siamo entrati nella Fase 2: mentre le attività e i vari settori industriali riaprono progressivamente, molte aziende hanno deciso di continuare a far lavorare da casa i dipendenti le cui mansioni lo consentono. Infatti, gli ultimi dati dell’Osservatorio Smartworking del Politecnico di Milano, gli italiani che lavorano da remoto sono passati dai 500 mila pre-Covid-19 agli 8 milioni di oggi e l’ampliamento delle policy di lavoro da remoto riguarda in questo momento il 93% delle aziende.
Alessio Vaccarezza, CEO di Methodos Italia, società di consulenza specializzata nell’accompagnare le imprese nei processi di change management afferma: “Da qui non si torna indietro. Non si tratta solo della necessità rispondere alle esigenze di distanziamento sociale dovute alla pandemia. Ora sono i lavoratori per primi a volere lo smartworking: un sondaggio della CGIL ha evidenziato che il 60% vorrebbe proseguire anche dopo l’emergenza. E teniamo conto che l’80% dei rispondenti a quel sondaggio non aveva mai sperimentato il lavoro a distanza prima, e ci si è ritrovato catapultato in modo improvviso e fra grandi difficoltà. Trovando aspetti positivi in una misura inizialmente figlia dell’emergenza, gli italiani stanno dando prova di antifragilità: ora tocca alle aziende dimostrarela stessa capacità, ed è questo che farà la differenza per ripartire davvero. Qualcuno intenderà la ripartenza come riprendere da dove ci si era fermati, facendo le stesse cose di prima, seppur a distanza, dando prova di quella che potremmo definire resilienza. L’antifragilità è invece un ulteriore passo avanti. Sono antifragili le aziende che reagiscono allo shock del Covid-19 creando una discontinuità in ottica di vantaggio competitivo, che hanno ilcoraggio di ripensarsi e migliorarsi. In una parola, che evolvono”. Un caso su cui gli esperti di Methodos hanno lavorato è quello di Crédit Agricole, che in seguito alla crisi di questi mesi sta riprogettando completamente l’esperienza cliente, sviluppando competenze e costruendo un’organizzazione per servirlo anche meglio anche da remoto.
Methodos ha individuati cinque misure che le aziende possono mettere in pratica per far sì che la propria organizzazione e le proprie persone possano cogliere tutti i vantaggi del cambiamento, e in particolare dello smartworking. Per prima cosa, un focus su donne, giovani e lavoratori assunti da poco, ossia quelle figure che hanno risentito maggiormente della crisi degli ultimi mesi. Giuseppe Geneletti, Head SmartWorking di Methodos suggerisce: “Far diventare lo smartworking strutturale e non occasionale significa dare un supporto a queste tipologie di lavoratori. Migliorando la conciliazione tra vita personale e lavorativa grazie allo smartworking, le aziende potranno diventare bacini di attrazione dei talenti molto più ampi, diversi e inclusivi”. È poi fondamentale spiegare chiaramente al personale gli obiettivi di performance futura e gli adeguamenti strategici. Condividere i risultati aziendali e sviluppare un insieme di aspettative quanto più stabile possibile è importante per aumentare i livelli di resilienza e ridurre la depressione e l’ansia. Geneletti sottolinea: “L’incertezza è la condizione peggiore di tutte per un lavoratore. Gli studi più recenti hanno rilevato che, durante la fase acuta dell’emergenza, coloro che non conoscevano l’andamento e la situazione finanziaria della propria azienda mostravano livelli molto bassi di resilienza psicologica e livelli più alti di depressione”.
Bisogna poi continuare a ottimizzare i metodi di collaborazione online. “Il digitale oggi ci permette modalità di comunicazione e lavoro in team che si avvicinano a quelle in presenza. Investire per dotare i dipendenti di strumenti efficaci ha un reale impatto sui processi, sulla produttività e sulla soddisfazione delle persone. Non a caso, il 57% dei rispondenti al sondaggio della CGIL ritiene che lo smartworking sia stimolante: lavorare da casa potrebbe quindi essere una leva per generare innovazione e creatività” commenta Geneletti. Da non sottovalutare è l’attività fisica e le sane abitudini, anche per chi lavora a distanza. “Mentre si lavora da casa è facile distrarsi sui social o concedersi snack fuori pasto, provando poi senso di colpa e sensazione di non avere il controllo: di questo le aziende devono tenere conto nell’organizzazione del lavoro” spiega Geneletti. Inoltre le organizzazioni dovrebbero aiutare il proprio personale a coltivare relazioni positive e a favorire il dialogo, gli incontri e la socialità all’interno e all’esterno dell’organizzazione. Infine, è importante coltivare la coesione incoraggiando il sostegno reciproco e riconoscendo il valore delle persone. “Le persone oggi hanno il timore che lo smartworking tolga occasioni di confronto e scambio trasparente con i colleghi. Per questo le aziende dovrebbero motivare i dipendenti a innescare la loro naturale spinta per l’assistenza e il sostegno reciproci. I dirigenti dell’azienda devono far sentire il personale apprezzato” sottolinea Geneletti.
“Mentre ci stiamo lasciando alle spalle lo shock del periodo epidemico e stiamo entrando in una nuova fase ricca di incertezze la creazione di una cultura aziendale basata sulla cura, sulla comunicazione e sull’espressione attiva sarà determinante per costruire profondi legami emotivi tra il personale e l’azienda, in un contesto phygital, in una commistione studiata tra il fisico e il digitale. Solo così si potranno mettere le basi per una ripresa rapida e duratura” conclude Vaccarezza.